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mercoledì 15 aprile 2009

Yokohama Kaidashi Kikou

YKK è una di quelle piccole perle che probabilmente non vedremo mai sui nostri scaffali, un manga perfetto per smentire chi crede che il panorama dei manga sia fatto solo di shonen-fotocopia, in realtà lo è, ma solo per quanto riguarda ciò che è importato nel nostro paese.

Basta dare uno sguardo alla vasta gamma di letteratura nipponica a fumetti che offrono i nostri cugini francesi per rendersi conto di quale ottuso mercato piccolo piccolo noi siamo in realtà.

 La storia è ambientata in un pacifico Mondo post-apocalittico, dove il genere umano è sulla via del declino a causa d'un disastro ambientale. Quale sia esattamente questo disastro non viene mai rivelato al lettore: l'unica cosa certa è un innalzamento costante ed inarrestabile del livello del mare, il quale ha portato alla cancellazione di città costiere come Yokohama.

La popolazione umana, ridotta di numero, ha così dovuto limitare il proprio tenore di vita ed al lettore viene spiegato come l'uomo sia ormai giunto al tramonto della propria era. E nonostante ciò, invece di piangersi addosso a causa del proprio destino, il genere umano pare accettarlo pacificamente.

Il personaggio principale di YKK è Alpha Hatsuseno, la quale gestisce una caffetteria piuttosto isolata vicino alla costa della penisola di Miura, in Giappone. Alpha-san è un robot umanoide, il cui negozio le è stato affidato dal suo "proprietario", partito per un viaggio a tempo indeterminato.

(rigorosamente copia-incollato da wikipedia :fag:)

 Premessa: se vi piace l’azione, il mistero, la romanza questo manga non fa per voi, non troverete nulla di tutto questo, si tratta di uno slice of life duro e puro.

 Scordatevi atmosfere alla ken in guerriero, l’aggettivo giusto qui è “crepuscolare”: il mondo sta inesorabilmente finendo, e l’umanità ha deciso di godersi lo spettacolo seduta su di una comoda sdraio in riva alla spiaggia (…e con la pipa in bocca :pippotto:) a osservare i lampioni che illuminano l’acqua al calar del sole.

 

Un capitolo tipo è:”Oh! Piove! Non sento più il gracidare delle rane, è coperto dal rumore della pioggia che picchietta sulla tettoia, oggi non verrà nessun cliente, mi piacciono le giornate di pioggia.” Fine capitolo.

 Poesia a fumetti.

 Alpha è un robot, le uniche differenze apparenti con un essere umano sono lo sgargiante colore dei capelli e l’impossibilità di digerire proteine animali, mostra inoltre una spiccata sensibilità, quasi come una perenne bambina alla scoperta del mondo.

 Alpha è potenzialmente immortale, lei cresce, matura caratterialmente, il mondo attorno a lei cambia, le persone che la circondano crescono, invecchiano, muoiono, le inizia a interrogarsi sulla vita e decide quindi di partire per un viaggio, il classico viaggio alla ricerca di se stessa, sfruttando come occasione la semi distruzione del negozio da parte di una bufera.

 Un misterioso simbolismo avvolge il tutto, cos’è quell'enorme astronave a forma di gigantesco uccello che periodicamente sorvola i cieli del Giappone? Cosa sono quelle strane piante dall’aspetto così umano, e quegli arbusti che di notte si illuminano quasi come lampioni a descrivere una strada che ormai non c’è più?

 Concludendo, questo è un manga molto particolare, non è un manga da leggere tutto in un fiato, anche perché parliamo di 14 tankobon, bensì da leggere un capitolo alla volta, quando fuori piove e il mondo vi sembra grigio e morto, quando la giornata è andata storta e non vedete l’ora che finisca, ogni volta che vi accorgete di fermarvi involontariamente davanti alle agenzie delle pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali, Ismaele decideva che era ora di andar per mare, voi buttatevi su YKK, non ve ne pentirete, parola del burattinaio.

giovedì 2 aprile 2009

Nijigahara Holograph (Il campo dell'arcobaleno)



Nijigahara Holograph è un seinen pubblicato dal 2003 al 2005 su Quick Japan, un one-shot di circa 300 pagine, pubblicato in Italia dalla panini comics (planet manga) al modico costo di 10€ e con (udite udite!) un buon adattamento, ringraziando gli dei, altrimenti la storia, già terribilmente complicata, sarebbe risultata incomprensibile. 



Inio Asano è un autore giovanissimo e senza alcun dubbio il più promettente degli ultimi anni, ci ha regalato gli splendidi "La città della luce" e "What a wonderful world!" pubblicati dalla kappa edizioni per la collana mangasan, e l'ancora inedito "Solanin" (se vi ricordate la mia sign "storica" quella con la vignetta di quella ragazzina in mezzo alla folla, bhe quella è tratta a Solanin, se vi interessa piemmatemi :look:).

La trama non ve la so riassumere, è un'intricatissima serie di flash back, sogni, illusioni e vari spostamenti temporali, parla di una serie di personaggi appena entrati nella vita adulta, dei loro sogni infranti, delle piccole meschinità e pochezze delle loro esistenze, delle loro nevrosi, il tutto in un continuo spostarsi fra l'età adulta e la loro infanzia macchiata da un terribile peccato che li accomuna e che contiuna a tormentarli. 

Un viaggio in acido praticamente, non a caso paragonato da molti ai lavori di Lynch (sentito nevade :ammicca: Lynch! compra compra)

Il punto forte di questa opera è indubbiamente la sceneggiatura, intricata come poche, tutta sovrapposta e dettagliatissima, e ogni dettaglio non è casuale e rileggere il prologo dopo averlo finito è una esperienza devastante.

Inio Asano è il mio idolo.

Uno dei miei manganka preferiti insieme a Mitsuru Adachi e Jiro Taniguchi.

fatevi del bene e perdio procuratevelo! 

roba così non si trova tutti i giorni!



giovedì 19 marzo 2009

A song for ice and fire (George R R Martin)



Il fantasy è un genere che soffre per penuria di scrittori veri, e in compenso abbonda in fan che si improvvisano tali e producono paccottiglia che gli editori sono ben lieti di pubblicare, perchè i tredicenni, ma anche i lettori più grandi nostalgici dei magici pomeriggi passati a giocare a D&D, li comprano.
Poi mi è capitata tra le mani questa saga, e ho scoperto che almeno uno scrittore vero c'è ancora: Babbo Nat... ehm... George Martin!

Cosa c'è di tanto interessante in questa saga?
Per cominciare, i personaggi: una varietà e una ricchezza che nessun'altra saga ha mai visto: una quindicina di personaggi principali (dei quali conosciamo il punto di vista), una cinquantina di personaggi secondari (importanti nella vicenda, ma di cui osserviamo il comportamento dall'esterno), più innumerevoli comparse, che tuttavia hanno tutte una loro caratterizzazione di massima, che li rende distinguibili facimente gli uni dagli altri.
Onestamente trovo più spessore in alcuni personaggi di questa saga che pure compaiono solo in alcuni capitoli, che non in eroi cui sono intestate intere saghe, tutti uguali e stereotipati.
Il più particolare, e amato dai fan, è Tyrion Lannister, nano (nel senso di malato di nanismo) in una famiglia di nobili e orgogliosi guerrieri, che trova comunque il suo modo di farsi valere nel mondo grazie a un'astuzia senza limiti, che assieme al suo peculiare senso dell'umorismo, sarcastico e pungente, lo rendono un personaggio indimenticabile, nonostante militi dalla parte avversa rispetto a quelli che potrebbero essere definiti gli eroi della saga.
Ma anche andando a cercare fra i personaggi secondari, troviamo ottimi personaggi: dal geniale eunuco Varys, maestro degli intrighi di corte, al principe Oberyn Martell, colto e raffinato ma al tempo stesso sanguinario e vendicativo, incontriamo personaggi davvero speciali... persino quelli morti prima del'inizio della saga lasciano la loro ombra sulla vicenda.
Un'altro punto di forza della saga è l'ambientazione (molto ricca e dettagliata, con una minuziosa geografia e una storia densa di eventi): viene abbandonato il solito medioevo fiabesco con elfi e fate, in favore di un'ambientazione sempre medioevaleggiante, ma ben più realistica, fortemente ispirata dalla stessa storia europea.
Per esempio: non esistono mercati dove i maghi possano comprare guano di pipistrello per lanciare palle di fuoco a destra e a manca, la magia è un qualcosa di misterioso e sottile, ormai dimenticato, che lentamente si sta risvegliando. L'unica razza presente è quella umana, a parte alcune leggende ormai dimenticate che parlano di folletti del bosco e demoni di ghiaccio, e le osse di drago che ancora testimoniano l'esistenza passata di queste creature. Non esistono guerrieri invincibili, capaci di tenere testa da soli ad intere armate: un valido cavaliere può tranquillamente morire in qualsiasi momento, se non ha i riflessi abbastanza rapidi.
E le ferite non sono mai ferite di striscio, guaribili in mezzo capitolo: mutilazioni, cancrene, la guerra è mostrata in tutto il suo orrore.
Molto interessante l'idea di un mondo in cui le stagioni durano anni in maniera imprevedibile, per cui affrontare l'inverno è un vero problema.
La moralità dei personggi non è manichea come al solito: i "buoni" hanno scheletri negli armadi, i "cattivi" sono mossi da motivazioni valide quanto quelle di chiunque altro, e non solo dalla foglia ti tifentare patrone ti monto. Ma spesso è difficile distinguere gli uni dagli altri, visto che dal giusto punto di vista chiunque (o quasi: con il feroce Gregor Clegane non ci è ancora riuscito nessuno) è giustificato nelle sue azioni.
E da qui veniamo alla terza peculiarietà della saga: la struttura alla "Rashomon" della saga. Ogni capitolo è dedicato a uno dei personaggi principali della saga, e la narrazione avvene dal suo punto di vista. Per cui capita spesso che uno stesso evento, visto da punti di vista diversi, venga giudicato da lettore in maniera diversa.
All'inizio il punto di vista è quello prevalentemente quello degli Stark, la famiglia di valorosi e onesti al centro delle vicende della saga, il cui capofamiglia è Lord Eddard Stark, che, nonostante appartenga all'ipersaccheggiato gruppo dei personaggi "puri" riesce a trovare la sua originalità nel modo al tempo stesso coerente (con se stesso e con l'epoca in cui vive) e realistico con cui è costretto a trovare il giusto compromesso fra i suoi valori e la realtà che lo circonda.
Nonostante il lettore finisca, come sempre, per simpatizzare per i buoni, tuttavia, col procedere della vicenda, verranno esplorati anche punti di vista antitetici a quello di Lord Eddard, che ci faranno conoscere meglio la realtà dei 7 regni, spesso finendo per simpatizzare con personaggi all'inizio insospettabili.
Per finire, la caratteristica che ha reso questa saga il capolavoro che è: la trama.
Una trama molto intricata, che unisce più vicende, apparentemente separate fra loro, e le unisce come fili in un grandioso arazzo, variegato (visto che le varie trame appartengono a generi molto diversi: dall'avventura pura, agli intrighi politici, alle battaglie, passando per il fantasy vero e proprio) e ricco di colpi di scena, alcuni davvero sconvolgenti.



La vicenda inizia nel culmine dell'estate, quindici anni dopo che Robert Baratheon ha strappato il trono dei 7 regni al folle re Aerys Targaryen, il potere del regno è saldo nelle sue mani e sembra che tutto vada bene.
Come già detto, la storia apre sulle vicende della famiglia del leale (e amico fraterno di Re Robert) Eddard Stark, Lord del regno del Nord, che viene convocato a corte per assumere la carica di Primo Cavaliere del Re, in seguito alla dipartita del vecchio Jon Arryn, patrigno di entrambi Robert ed Eddard, quando erano giovani.
Eddard non è interessato al potere, e detesta i mille intrighi di corte, per cui è riluttante ad obbedire alla convocazione, sente che il Nord è il suo posto.
Ma quando scopre che fra quegli intrighi c'è una seria minaccia per Robert, che ha causato anche la morte di Jon, obbedendo al suo senso del dovere decide di partire per scoprire la verità, dovendo confrontarsi con la regina Cersei Lannister, e con la sua famiglia, avida e assetata di potere, con il maestro delle spie Varys, con l'ambiguo Lord Ditocorto.
Anche i suoi figli correranno molti pericoli, protetti solo dai loro metalupi addestrati, che forse sono stati mandati loro dagli antichi dei del Nord: Robb, il maggiore, dovrà imparare a essere un lord all'altezza di suo padre, Sansa e Arya, accompagnando loro padre, dovranno avere a che fare con la società di corte e con le sue falsità, reagendo in maniera ben diversa. Il minore, Rickon, è ancora troppo piccolo per avere realmente parte nelle vicende che lo circondano, ma ne subirà le conseguenze, anche se non quanto il figlio di mezzo Bran, che dovrà sostenere i fardelli maggiori.
E infine, c'è il figlio bastardo di Lord Eddard, Jon Snow, ignaro del suo vero retaggio, che si arruolerà nella confraternita dei Guardiani della Notte, una delle migliori invenzioni della saga, una confraternita nata secoli prima dai migliori guerrieri del regno per difenderlo dalle minacce del nord, ma che col tempo ha finito per diventare un ritrovo della sua peggior feccia, di orfani, bastardi, e criminali arruolati per scampare alla forca, fra cui, nonostante tutto il povero Jon, allevato da nobile come suo fratello Robb, dovrà imparare a convivere, preparandosi al momento in cui i 7 regni avranno bisogno di questa scalcinata compagnia per la propria sopravvivenza, perchè l'inverno sta arrivando...

E questi sono solo i primi fra i fili dell'arazzo cui accennavo poco fa, velocemente la trama si complica ulteriormente grazie all'inserimento di altri pezzi sulla scacchiera del gioco del trono, dagli eredi di Aerys, Viserys e Danerys Targaryen, ai fratelli del re, agli intrighi delle altre famiglie che man mano tenteranno di inserirsi nel gioco.