sabato 17 ottobre 2009

Solomon Kane - Il Castello del Diavolo

La sfiga al modo esiste, c'è poco da fare.

Una delle sfighe più grandi che possa toccare a uno scrittore, secondo me, è quella di creare un personaggio che diventa 1000 volte più famoso di te, tutti lo conoscono ma del povero autore a nessuno frega niente. Prendete Conan: è un personaggio ormai diventato un'icona, ai livelli di Topolino e Superman, ma Robert Ervin Howard, l'ometto che l'ha inventato negli anni '30, in quanti lo conoscono?

La sfiga non tocca solo gli esseri umani, anche i personaggi di fantasia non scappano. E qual'è la sfiga più grande che possa toccare un personaggio di fantasia? Beh, essere la sconosciutissima seconda invenzione di uno sconosciuto autore che ha creato un personaggio famosissimo. E in casa Howard questa sorte è toccata a Solomon Kane

Il signor Kane è uno spadaccino puritano che si barcamena tra l'Europa e l'Africa del sedicesimo secolo per combattere il male in tutte le sue forme, da pirati e tiranni a fantasmi e mostri puzzolenti. I diritti per l'adattamento a fumetti delle storie originali, una decina di racconti apparsi su Weird Tales nello stesso periodo in cui c'era anche Conan, sono stati di recente acquistati dalla Dark Horse ed è da poco arrivato in italia il primo volume dedicato al personaggio, Solomon Kane: Il Castello del Diavolo




Solomon Kane #1 - Il Castello del Diavolo
17x26, B., 120 pp., col., prezzo: 12€


Il ritorno in grande stile dello nero vestito spadaccino-puritano ossessionato dalla vendetta, nel ciclo di heroic-fantasy che segna la vena più matura e complessa dello scrittore Robert E. Howard, il creatore di Conan. Solomon Kane è un uomo convinto di avere una missione divina: combattere le forze del male. Abilissimo con la spada, Kane gira il mondo del XVI secolo, affrontando quelle che considera essere manifestazioni del diavolo. Predoni, mostri, assassini e esseri sovrannaturali. “Il castello del diavolo” è l’adattamento dell’omonimo racconto di Howard, che vede Solomon Kane aggirarsi nell’incantata Foresta Nera tedesca. Un malvagio barone dispone dei suoi sudditi in modo atroce, ma un male ben peggiore si nasconde nel monastero in rovina che giace sotto il castello del barone. Culti satanici, lupi mannari e spade affilate. Di Scott Allie e Mario Guevara.


Non ci siamo. E' la brutta copia della serie di Conan. Il disegnatore è un certo Mario Guevara, dallo stile simile a quello di Cary Nord ma distante anni luce a livello di qualità. Ai colori c'è il ben 4 volte premio eisner Dave Stewart che è una garanzia, e mette più che una pezza una vera e propria vela al comparto grafico facendo sembrare le tavole molto più belle di quello che sarebbero solo a matita.

Tutto sommato non sarebbe neanche malaccio, la storia è un adattamento di un racconto originale di Howard e c'è esattamente quello che ci si aspetta da lui, assolutamente niente di impegnativo ma ottimo intrattenimento. Si poteva sperare la Dark Horse mettesse sul progetto un disegnatore più dotato ma su questi prodotti "di nicchia" spesse volte c'è molto di peggio, e Solomon Kane è un personaggio che m'è sempre piaciuto. Il vero problema è che questa serie non ha una sua identità bella definita, graficamente è simile al Conan di Cary Nord oltre il tollerabile, l'editore ha cercato di cavalcare il successo di quella serie senza preoccuparsi del fatto che quello stile con Solomon Kane non c'azzeca un cazzo. Eh si, perché le matite senza inchiostri e i colori pastello vanno benissimo se vai in giro con un tizio dinamico e pieno di vita come Conan per deserti e ghiacciai, ma se stai nella fottuta foresta oscura tedesca con un pezzo di ghiaccio silenzioso e mortale come Solomon Kane, ci devi andà pesante con gli inchiostri, ci devi mettere una palette di colori più saturi, più scuri, deve essere tutto più... credevo che una roba del genere non potesse mai uscire dalla mia bocca, ma deve essere tutto più Oscuro!

Così, ripeto, è una scopiazzatura senza anima di Conan. E Solomon Kane merita di più. E pure noi ci meritiamo di più.

Non ci siamo.

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