giovedì 30 aprile 2009

Whatever Happened to the Caped Crusader?



"The batman... is dead"
Queste le parole di Superman che regge in mano il cadavere di Wayne, il mantello bruciato, il volto tumefatto, insanguinato, immobile, l'ultima smorfia di dolore di chi è morto per un ideale.
E' così che muore Batman, il primo, e forse l'unico, che ha dato vita ed ha esplorato l'animo più oscuro e la parte più buia della figura super-eroistica.
Ed con una veglia fatta al lume di candele dove i suoi amici, e i suoi nemici, lo ricordano, ognuno con una morte diversa, ognuno con la sua versione e il suo ricordo in una lunga notte di addii.
E' così che Neil Gaiman rende omaggio tornando dopo una lunghissima assenza al mondo dei fumetti "Perchè glielo dovevo" a rendere il suo omaggio a una figura ormai leggendaria.
E quello che ne riesce è un fumetto breve e intenso, con uno scrittore in forma come non lo si vedeva dai tempi migliori, alle prese con una veglia triste e commemorativa.
Inutile sprecarsi in complimenti superfluei, se almeno una volta in vita vostra avete incontrato Batman, allora fate il vostro dovere, e rendete omaggio anche leggendo questo splendido comic.
Addio Bruce, Gotham è una città un po più buia adesso.

"If i take you back to Gotham they'll kill you"
"And while they're trying to kill me they're aren't killing innocents, now take me home"

giovedì 23 aprile 2009

Mushishi


Questo di cui vi parlo ora è un anime che mi sta molto a cuore e che si è meritato un posticino di rilievo nel mio già affollato cuoricino al fianco dei film di Miyazaki, Oshii, Kon e di serie come Cowboy Bebop ed Evangelion.

Mushishi si ispira all’omonimo manga di Yuki Urushibara, tra l’altro compare di quel Ashinano Hitoshi autore di Yokohama Kaidashi Kikou di cui vi parlai un po’ di tempo fa (in giro per la rete si trovano due belle immagini in cui un autore disegna i personaggi dell’altro).

Il manga mi pare si sia concluso l’anno scorso col decimo tankobon e ne è stato tratto anche un (mediocre) film con attori in carne e ossa con alla regia Katsuiro Otomo (si proprio lui).

 Ambientato in un epoca indefinita, probabilmente fine ottocento o inizi del novecento, il protagonista  è Ginko, di mestiere fa il mushishi, il mushishi è un cacciatore e studioso di mushi, il quale vaga per le montagne del Giappone studiandoli e risolvendo i problemi che spesso essi causano agli umani, incapace di fermarsi in un luogo per troppo tempo essendo una specie di calamita vivente per i mushi.

Ma cosa sono i mushi? I mushi sono degli esseri i quali possono essere visti solo da alcune persone o in alcune circostanze, la loro natura è antica e misteriosa. Di seguito la definizione dello stesso Ginko:

 “Supponiamo che le quattro dita della mano siano gli animali, e il pollice rappresenti le piante, gli esseri umani sono qui, sulle punte delle dita, questo significa che sono gli esseri più lontani dal palmo della mano, ossia la terra. Le creature vicino al palmo sono anche le meno evolute, se segui le linee dei vasi sanguigni esse convergono verso il polso, qui ci sono i batteri e i microbi, quando si scende così in profondità è difficile capire se si ha a che fare con animali o piante. Ma ci sono cose più antiche di queste: nel braccio, nella spalla, e forse in questa zona, nel cuore c’è un mushi conosciuto come Midori Mono. Sono l’essenza della vita stessa. A causa dello stretto legame con essa la loro forma e struttura risultano essere ambigue, inoltre non tutti sono visibili.”

 L’anime è costituito di 26 episodi autoconclusivi il cui unico personaggio fisso è il protagonista .

Questa è una serie che conquista grazie all’atmosfera che riesce a creare, immergendoti in questo mare, a volte quasi opprimente, di verde.

Questo è un anime molto delicato,quasi l’equivalente animato di Yokohama Kaidashi Kikou (che pure ha una sua controparte animata ma non vi perdete niente) ogni puntata è una poesia, e se il mondo vi sputa addosso Ginko e qui apposta per raccontarvi una bella favola, a volte oscura, a volte triste, inquietante ma sempre pregna di significato, è un anime come non se ne fanno più , mi ha trasmesso un senso di pace e di calma come mai nessun cartone animato aveva mai fatto.

 Colonna sonora superba e di atmosfera(ce l’ho fissa sul lettore mp3 e sono tre anni che la ascolto mentre studio, dall’esame di istologia per essere precisi, mi portò bene e da allora è un rito :asd:) sfondi spettacolari in cui la natura appare viva e pulsante, se proprio devo muovergli una critica il character design è un po’ ripetitivo.

 Mushishi è l’anime che più consiglio in giro, nessuno ne è mai rimasto deluso e fra i miei amici è praticamente un cult, periodicamente da bravi nerdacci ci riuniamo in casa, stacchiamo il telefono, lasciamo le eventuali fidanzate fuori e ci spariamo 5-6 episodi di mushishi, ne usciamo calmi, sereni e leggeri come ci fossimo fatti una sigarettachesigarettanonè:look:

 Dategli una chance.

Sennò vengo a casa vostra e vi picchio fortissimo con un randello, dico soprattutto a te Mik che tanto sappiamo dove abiti!

(Special thanks to google maps)

venerdì 17 aprile 2009

Hetalia - Axis Powers

Si, sto scrivendo un post su un cartone giapponese, quindi se tra un po' vedrete nel cielo quattro tizi a cavallo tutti incazzati è normale, state calmi e godetevi la fine del mondo.

Mo ci sta bene un bel copy-paste da wiki:


Hetalia: Axis Powers (ヘタリア Axis Powers) is a manga and anime series by Hidekaz Himaruya placed in a World War-era setting in which the countries are represented by anthropomorphic characters. Hetalia (ヘタリア) is a made-up word combining hetare (へタレ) — Japanese for useless — and Italia (イタリア). This is to make light of Italy's apparent cowardice during World War II.

Himaruya originally created Hetalia as an online webcomic, and so far two tankōbon have been published by Gentosha Comics, the first on March 28, 2008 and the second on December 10, 2008. The series was later adapted into drama CDs, and an anime series created by Studio Deen has also began streaming online.

The main historical events portrayed in this work occur between World War I and World War II. The series often uses satire and comedy to address well-known and lesser-known historical facts.

Questa serie mi sta divertendo come poche cose in questo periodo, è formata da cartoncini di 5 min l'uno, pensati principalmente per il mercato dei cellulari quindi presumo, che vanno giù come una bella coca ghiacciata quando fuori ci sono 30° all'ombra





Non serve a niente parlare di realizzazione tecnica o di storia, la serie è un collage di gag che prendendo spunto dagli avvenimenti storici del periodo tra I e II guerra mondiale mette in evidenza i vari difetti degli stati-personaggi. Qualche esempio?

Italia è il protagonista, una nazione che vive nell'ombra del famoso nonno Impero Romano, ma che pensa soltanto al vino, alla pasta e alle donne, e se vede un nemico, sventola bandiera bianca e inizia a piagnucolare; Germania è forte e fiero, ma sotto sotto è innamorato di Italia e l'inettitudine del suo socio lo porta sempre alla sconfitta; Francia è... Italia 2; America è uno sbruffone che con la sua parlantina riesce a tenere in riga tutti gli alleati... insomma ci siamo capiti, roba assurda come piace a me :asd:

non c'è più di tanto da dire, sarebbe come fare una recensione di Spy vs. Spy. O lo amerete o lo odierete, procuratevene qualche episodio (è uscito da poco il 12, se pure li volete vedere tutti a 5 min l'uno perderete solo un ora della vostra vita) e testate di persona.

Per me è geniale, se non vi piace cazzi vostri



Naaaaagagutsu de kanpaaaaaiiii daaaaa

Hetaaaaliiiiiaaaaa!

mercoledì 15 aprile 2009

Yokohama Kaidashi Kikou

YKK è una di quelle piccole perle che probabilmente non vedremo mai sui nostri scaffali, un manga perfetto per smentire chi crede che il panorama dei manga sia fatto solo di shonen-fotocopia, in realtà lo è, ma solo per quanto riguarda ciò che è importato nel nostro paese.

Basta dare uno sguardo alla vasta gamma di letteratura nipponica a fumetti che offrono i nostri cugini francesi per rendersi conto di quale ottuso mercato piccolo piccolo noi siamo in realtà.

 La storia è ambientata in un pacifico Mondo post-apocalittico, dove il genere umano è sulla via del declino a causa d'un disastro ambientale. Quale sia esattamente questo disastro non viene mai rivelato al lettore: l'unica cosa certa è un innalzamento costante ed inarrestabile del livello del mare, il quale ha portato alla cancellazione di città costiere come Yokohama.

La popolazione umana, ridotta di numero, ha così dovuto limitare il proprio tenore di vita ed al lettore viene spiegato come l'uomo sia ormai giunto al tramonto della propria era. E nonostante ciò, invece di piangersi addosso a causa del proprio destino, il genere umano pare accettarlo pacificamente.

Il personaggio principale di YKK è Alpha Hatsuseno, la quale gestisce una caffetteria piuttosto isolata vicino alla costa della penisola di Miura, in Giappone. Alpha-san è un robot umanoide, il cui negozio le è stato affidato dal suo "proprietario", partito per un viaggio a tempo indeterminato.

(rigorosamente copia-incollato da wikipedia :fag:)

 Premessa: se vi piace l’azione, il mistero, la romanza questo manga non fa per voi, non troverete nulla di tutto questo, si tratta di uno slice of life duro e puro.

 Scordatevi atmosfere alla ken in guerriero, l’aggettivo giusto qui è “crepuscolare”: il mondo sta inesorabilmente finendo, e l’umanità ha deciso di godersi lo spettacolo seduta su di una comoda sdraio in riva alla spiaggia (…e con la pipa in bocca :pippotto:) a osservare i lampioni che illuminano l’acqua al calar del sole.

 

Un capitolo tipo è:”Oh! Piove! Non sento più il gracidare delle rane, è coperto dal rumore della pioggia che picchietta sulla tettoia, oggi non verrà nessun cliente, mi piacciono le giornate di pioggia.” Fine capitolo.

 Poesia a fumetti.

 Alpha è un robot, le uniche differenze apparenti con un essere umano sono lo sgargiante colore dei capelli e l’impossibilità di digerire proteine animali, mostra inoltre una spiccata sensibilità, quasi come una perenne bambina alla scoperta del mondo.

 Alpha è potenzialmente immortale, lei cresce, matura caratterialmente, il mondo attorno a lei cambia, le persone che la circondano crescono, invecchiano, muoiono, le inizia a interrogarsi sulla vita e decide quindi di partire per un viaggio, il classico viaggio alla ricerca di se stessa, sfruttando come occasione la semi distruzione del negozio da parte di una bufera.

 Un misterioso simbolismo avvolge il tutto, cos’è quell'enorme astronave a forma di gigantesco uccello che periodicamente sorvola i cieli del Giappone? Cosa sono quelle strane piante dall’aspetto così umano, e quegli arbusti che di notte si illuminano quasi come lampioni a descrivere una strada che ormai non c’è più?

 Concludendo, questo è un manga molto particolare, non è un manga da leggere tutto in un fiato, anche perché parliamo di 14 tankobon, bensì da leggere un capitolo alla volta, quando fuori piove e il mondo vi sembra grigio e morto, quando la giornata è andata storta e non vedete l’ora che finisca, ogni volta che vi accorgete di fermarvi involontariamente davanti alle agenzie delle pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali, Ismaele decideva che era ora di andar per mare, voi buttatevi su YKK, non ve ne pentirete, parola del burattinaio.

venerdì 10 aprile 2009

Woverine: Weapon X #1


Mi è appena arrivato tramite battello fluviale il primo numero della nuova serie dedicata a Logan Wolverine: Weapon X, lo aspettavo con moooolto interesse. Perché? Wolverine tu non ce l'avevi un po' sulle palle? Si ma... questa robina qua è scritta da Jason Aaron, il signor Scalped, secondo me la miglior Young Gun del fumetto americano (assieme a Rick Remender, di cui magari parlerò un'altra volta).
E' un numeretto solo, poco per fare una recensione, quindi diciamo che è solo una segnalazione... e allora segnalo che le mie aspettative non sono state tradite, il fumetto apre con un infanticidio (da quanto tempo non vedevo un infanticidio su un comic-book?), ha la sua bella dose di sangue e mutilazioni mentre Wolverine sembra che dovrà avere a che fare, ancora una volta, con l'eredità del progetto Arma X

Vabbé, magari ne parliamo per bene tra 4 mesi quando sarà finito il primo arco narrativo della serie, The Adamantium Men, ma dico solo che ho fiducia in sto ragazzo e so che mi farà divertire.

Disegni di Garney... uhm... non lo so, c'è qualcosa che non mi convince ma non tanto per le matite, forse nella colorazione... non mi hanno granché impressionato, sto ragazzo lo guardavo con più piacere quando stava su Amazing

martedì 7 aprile 2009

Blankets


Prima di qualsiasi commento, un grazie di cuore a Ragnetto che mi ha consigliato e convinto a leggerlo, altrimenti chissà quando (e se) l'avrei mai scoperto.
Blankets, come Persepolis o Maus, è uno di quei fumetti di fronte a cui anche il più acerrimo ottuso deve rendersi conto di come il "fumetto" può diventare "arte sequenziale" senza se e senza ma.
Perchè Blankets, prima di essere una biografia, prima di essere una storia di formazione, prima di essere un opera dolce e romantica nell'unire il giocoso ricordo dell'infanzia alla scoperta dell'amore adolescenziale, accompagnato da un sottotesto religioso come nemmeno il migliore Gondry saprebbere trattare con gentilezza e tatto è un "fumetto" nella sua forma più pura del termine.
Lunghe pagine senza dialoghi, tavole che mutano, diventano a volte quadri astratti e anatomie amorfe semplice, naif, col gusto artistico vero di chi sà trattare il tempo con genio e capacità rendendolo godibile, soffuso, quasi facile alla vista.
Ed è una storia narrata da (e di) Dio (è il caso di dirlo :asd: ) erede di quell'Eisner che sdoganò il mezzo tanti tanti anni fa, capace di affascinare e soprattuto colpire lì, nel lato romantico dove è facile cadere nel melenso o nello sdolcinato, con una sinuosità che lascia esterefatti e colpiti, oltre che pieni di autentici brividi di emozioni e accompagnati da un lungo incedere malinconico che ognuno si porta dietro nel corso degli anni.
Meraviglioso.

domenica 5 aprile 2009

The Stand: Captain Trips


The Stand lo conosciamo tutti, no? L'Ombra dello Scorpione in italiano, uno dei migliori King, quello dove la superinfluenza lascia in vita un millesimo della popolazione terrestre? e poi c'è la vecchia? e Flagg?
Chi non l'ha letto fili in libreria a comprarlo, so mille e passa pagine ma merita che ci perdiate su un po' di tempo.

Per chi l'ha letto, la Marvel ha incominciato a pubblicarne un adattamento a fumetti, scritto da Roberto Aguirre-Sacasa (incrociato in passato su Sensational Spider-Man mi pare, scriveva un buon ragno) disegnato da Mike Perkins (recentemente al lavoro su qualche arco narrativo del Cap di Brubaker) e cover di Lee Bermejo. L'ultimo numero della prima miniserie, Capitain Trips, è uscito giusto qualche giorno fa e copre tipo le prime 200-300 pagine del libro, quelle sulla diffusione della superinfluenza.

Mi è piaciuto, un buon adattamento. Soffre un po' di ipercompressione, alcuni passaggi vengono trattati un po' troppo sbrigativamente (tu sei quel foglio bianco, ad esempio) Al di là di questa obbligatoria castrazione dovuta al passaggio di medium però Sacasa è riuscito comunque a rimanere molto ma molto fedele all'opera originale, ricalcandone per filo e per segno anche alcuni dialoghi. E ciò è bene. Il merito maggiore è stato quello di riuscire ad azzeccare la caratterizzazione di tutti i personaggi anche grazie al sempre buon perkins: se avete letto il libro sapete che sono il vero cuore del libro, quindi fatto questo la strada sarà in discesa

Non mi va di scrivere altro sennò andrei di spoilerini e sarebbe un peccato. Uscite, andate in libreria, comprate il libro, leggetelo, nel frattempo magari Panini avrà pubblicato il fumetto e leggete pure quello.
Se invece il libro l'avete già letto resterete soddisfatti da quest'adattamento, è L'Ombra dello Scorpione con le immagini. procuratevelo e mi direte.

sabato 4 aprile 2009

Synecdoche New York


Siamo tutti un po fanboy di qualcosa, inutile negarlo, ci sono quegli autori capaci di creare un feeling particolare con ognuno di noi in cui il giudizio ludico e oggettivo tente un po a fottersi soppiantato da una sorta di quasi amore incondizionato.
E' il caso del cinema di Kaufman, che come tutte le cose non è perfetto, ma che santiddio ogni volta è sempre un piacere tuffarcisi dentro.
Prodotto (e un po anche girato su diciamocelo, la mano di Jonze si vede) dagli amici di sempre Kaufman esordisce alla regia scrivendo e dirigendo un film "grosso" dall'aria scanzonata ma abbastanza ambizioso (come ogni scritto di Charlie) nel volere ricreare un involucro pieno del suo savuarfar.
In Syndecdoche c'è tutto, c'è il meta-cinema, il meta-meta-cinema, c'è il grottesco e il surreale, c'è l'uomo che affronta l'esistenza con l'ironia amara che avevamo conosciuto nel Ladro di Orchidee e Spike Jonze.
Riciclo di idee o marchio d'autore?? il confine è sempre labile, quello che conta è che la premiata ditta di New York riesce comunque a tirare fuori prodotti, con piu alti e bassi, a volte calcando un po troppo la mano, a volte meno che regala piccole perle di emozioni ( il gioco delle fate tra padre-figlia mi ha strappato un autentico brivido) ma che è capace di smuovere, di far parlare e pensare.
Siamo di fronte a una regia abbastanza solida, e la solita sceneggiatura intricata e andante, dove realtà e fantasia giocano a mischiarsi tra loro lasciando una gradevole sensazione di stordimento, siamo di fronte a un titolo ambizioso, imperfetto, un impalcatura sempre più grande che pecca di una vera e propria "linea guida" ma proprio per questo sentito, passionale, autentico come il vero cinema d'autore. 
E' il bello di Kaufman, sai sempre cosa aspettarti, o come aspettartelo, e ogni volta riesce a essere soddisfacente.
E per fortuna che c'è ancora cinema così, davvero.

giovedì 2 aprile 2009

Nawal



Nawal, lo spirito del bosco.



Nijigahara Holograph (Il campo dell'arcobaleno)



Nijigahara Holograph è un seinen pubblicato dal 2003 al 2005 su Quick Japan, un one-shot di circa 300 pagine, pubblicato in Italia dalla panini comics (planet manga) al modico costo di 10€ e con (udite udite!) un buon adattamento, ringraziando gli dei, altrimenti la storia, già terribilmente complicata, sarebbe risultata incomprensibile. 



Inio Asano è un autore giovanissimo e senza alcun dubbio il più promettente degli ultimi anni, ci ha regalato gli splendidi "La città della luce" e "What a wonderful world!" pubblicati dalla kappa edizioni per la collana mangasan, e l'ancora inedito "Solanin" (se vi ricordate la mia sign "storica" quella con la vignetta di quella ragazzina in mezzo alla folla, bhe quella è tratta a Solanin, se vi interessa piemmatemi :look:).

La trama non ve la so riassumere, è un'intricatissima serie di flash back, sogni, illusioni e vari spostamenti temporali, parla di una serie di personaggi appena entrati nella vita adulta, dei loro sogni infranti, delle piccole meschinità e pochezze delle loro esistenze, delle loro nevrosi, il tutto in un continuo spostarsi fra l'età adulta e la loro infanzia macchiata da un terribile peccato che li accomuna e che contiuna a tormentarli. 

Un viaggio in acido praticamente, non a caso paragonato da molti ai lavori di Lynch (sentito nevade :ammicca: Lynch! compra compra)

Il punto forte di questa opera è indubbiamente la sceneggiatura, intricata come poche, tutta sovrapposta e dettagliatissima, e ogni dettaglio non è casuale e rileggere il prologo dopo averlo finito è una esperienza devastante.

Inio Asano è il mio idolo.

Uno dei miei manganka preferiti insieme a Mitsuru Adachi e Jiro Taniguchi.

fatevi del bene e perdio procuratevelo! 

roba così non si trova tutti i giorni!



mercoledì 1 aprile 2009

GYO

GYO è un manga, diviso in due volumi di Junji Ito, un "famoso" (aoh!) mangaka horror che avuto i suoi quindici minuti di gloria con l'ondata di J-Horror avvenuta con The Ring che ha portato su schermo il suo manga più famoso, Tomie (ri-aoh!).
Insomma, siamo di fronte a un altro titolo catalogabile come "ah nevà ma sta roba ndo cazzo la ricacci?" che queste sere mi allieta il tempo.
Se Girls era un fumetto quantomeno costruito su un contesto un po strambo ma decisamente solido questo Gyo è una delle cose più scellerate che ricordi di aver letto ultimamente.
Mi dicono dalla regia che il signor Ito sia stato perfino candidato al Will Eisner, che insomma mica gli stamo a di cotica, cosa che comunque non diresti MAI presentadoti davanti a Gyo e leggendo la quarta de copertina, riassumibile con:
"Ah na certa non se capisce tanto bene come ce stanno du ragazzini a fa na vacanza a tipo la Gaeta dei giapponesi quanno dar mare comiciano a usci i pesci cheeee zampe da ragno"
Si, fondamentalmente il manga si apre con una sorta di triglia panata manco tanto appetitosa che corre zompettando allegramente nella casa estiva rovinando non poco la vacanza del protagonista (vorrei vede se mentre uno prepara l'impeata di cozze te ritrovi i gamberetti del contorno che corrono pe la cucina zompando sul fornetto a microonde).
Se già la cosa appare li per li abbastanza folle ( e alquanto schifiltosa) in meno di dieci pagine si cade in una spirale di follia e orrore non esente da momenti di estrema lucidità narrativa ma soprattutto un sincero, autentico e frizzante gusto per lo schifido e l'orrorifico (parliamo sempre di un aspirante Eisner-winna, too ricordi signò?) che si 
può accomunare come senso di fastidio e dell'uso e disuso della al migliore Cronemberg.
In un crescendo di atrocità, mostruosità e aberrazioni (parliamo di due volumi da 20 capitoli, se già al terzo capitolo ti giochi la carta squalo bianco con le zampone ragnone che rincorre la gente per i corridoi, oltre ad essere epic win mi lasci presagire che hai in serbo faville per dopo!) supportate da una linea narrativa che sinceramente non si esalta per chissà quale trovate ne sensi dalla dubbia morale, ma funge da preteste per l'horror fest che corre sulle pagine (e non siamo neanche a livelli altissimi di splatter, si parla di schifildume a livello prettamente ideologico) con una trovata più folle e estraniante di quella prima (si comincia coi pesci che corrono ma non vi dico come si finisce) che accattiva il lettore dando quel piacevolissimo senso di "non ce sto a capi un cazzo de che sta a succede ma sto tizio sta fori come un partito de centro-sinistra alle primarie daaa Lega che vojo vede do cazzo vo anna a parà!"
Non è proprio un fumetto dee paura, nemmeno un horror da chissà quali pregni significati filosofici,fondamentalmente ce stanno gli squali che rincorenno la gente per la via prima di una rapidissima discesa in una sorta di inferno cronembOrghiano (bada che citazione!) fatto di gas, putrescenze e schifidume.
Te pare poco?

PS: menzione d'onore a due capitoli bonus a fine trama, slegati dalla frittura de pesce, ovvero due racconti su un uomo rimasto intrappolato sotto un pilastro di casa sua e un gruppo di "montagnoli" che trovano, sulla parete di una montagna scalata, dei "tunnel" bui a forma si sagoma di persona, a rendere tutto più inquietante il fatto che ogni sagoma è "perfettamente" levigata per ognuno di loro...

GIRLS


Non conoscevo i Luna Brothers, a quanto pare sono una realtà neanche tanto underground nel panorama americano che a quanto ho capito non ha mai conosciuto l'editoria italiana nonostante si leggano plausi a destra e manca.
Di certo non è quindi per fama degli autori (due fratelli giovanissimi) che mi sono avvicinato a sto Girls, che all'apparenza sembrava il solito fumetto trash horror-erotico uscito con la pesenta eredità degli anni80 sul groppone.
I was wrong .cit decisamente wrong, son bastati due tre numeri a capire che c'era qualcosa di piu sotto, e sono bastate due ore a leggere tutti e ventiquattro i numeri che concludono questa serie che tra serio e faceto, si dimostra come un survival horror scritto decisamente coi crismi del caso.
Le atmosfere che si respirano sono molto Lansdaliane, dalla mappa in prima pagina che viene puntalmente aggiornata con gli eventi a ogni numeri all'immancabile cliff-hanger finale si respira quella buona e sincera aria di horrorraccio americano anni80, di quelli corposi, edulcorati, di quelli che sapeva fare Carpenter o che si possono trovare nella Notte Al Drive-In.
C'è da dire che il primo impatto che si ha leggendo i primi numeri è alquanto straniante, non vi svelo i primi colpi di scena che danno via al tutto, mi limito a dirvi che c'è la solita città provincialotta americana invasa senza preavviso da delle fighe nude che uccidono solo le donne.
Si lo so, lì per lì vien da farsi due risate ma incredibilmente gli scrittori riescono ad affrontare la cosa con la giustissima dose di ironia ma non senza un sotto-testo grottesco, usando questo curioso spunto per rivalutare e rivisitare alcuni clichet horror in modo decisamente riuscito e gustoso (dalle barricate in casa, alle trappole, ai rapporti che si instaurano fra i sopravvissuti)
Insomma non sono ne zombie affamati ne essere dImoniaci ma (in apparenza!!??) delle gnocche strafighe che vogliono uccidere le donne e fottere gli uomini.
Aggiungiamoci altri due tre eventi decisamente significativi (che non vi spoilero) a dare all'opera un aria decisamente grottesca ma non per questa stupida o futile.
Detto ciò ci ritroviamo con un survival horror dagli ottimi dialoghi, dai buoni personaggi e dalle vicende assolutamente accattivanti e splatterose.
Scoperto quasi per caso è stata una piacevolissima sorpresa immergersi numero dopo numero in questo piccolo paese assalito da una quantomeno strana invasione capace di rappresentarsi per un horror decisamente riuscito, alternando scene drammatiche e ironiche con un taglio decisamente cinematografico e mai banale, dimostrando invece di saper sguazzare in una trama grottesca con decenza e intelligenza senza scadere ne in un becero carnaio da serie-B ne in un troppo serioso dramma esistenziale, insomma un film firmato Stuart Gordon ci starebbe da Dio.
Decisamente promossi, non leggetelo in treno o potrebbero prendervi per dei pervertiti, le copertine non mancano mai di mettere in bella mostra le discinte protagonista, e vorrei vedere, dovranno vendere pure loro.