Alla dc li chiamano elseworld, alla marvel li chiamano What if, ma in sostanza sono più o meno la stessa cosa: storie che esplorano cosa succederebbe a personaggi classici una volta inseriti in contesti non classici. Per dire, 1602 è un elseworld con i personaggi classici del Marvel Universe ambientato nel XVII secolo, oppure il mese prossimo planeta pubblicherà Superman: Red Son, un what if che racconta cosa sarebbe successo se la navetta del piccolo Kal-el, invece di precipitare a Smallville, fosse caduta nella Russia comunista. A volte queste idee restano chiuse in storie da 22 pagine, altre volte danno il via ad interi universi narrativi.
Alla marvel c'hanno avuto una bella idea. Proviamo a calare i nostri personaggi nel contesto della New York della Depressione, in atmosfere Chandleriane e Hammettiane. Dopotutto se mai c'è stato un periodo in cui si è sentito il bisogno di vigilantes è stato proprio quello, no? Tra politici corrotti, polizia e sindacati sotto il controllo della mafia, fame e povertà, ci sarebbe voluto qualcuno con una bella maschera in faccia a fare un po' di pulizia a suon di cazzotti. E allora, come sarebbero gli X-Men in questo contesto? E l'uomo Ragno? e Devil? Da qui è partito l'esperimento (per quel che ho letto finora abbastanza riuscito) Marvel Noir.
Per aprire i battenti di questo nuovo universo sono state lanciate tre miniserie di 4 numeri, appunto Spider-Man Noir, X-Men Noir e Daredevil Noir.
Letta ieri la prima, la seconda c'ho i primi tre ma il 4 sta facendo fatica ad arrivare ed aspetterò di averla tutta, la terza debutterà a breve in USA.
Spider-man Noir, scritto da David Hine e disegnato da Carmine di Giandomenico, si apre con il classico omicidio, J. Jonah Jameson colpito a morte da un'arma da fuoco seduto dietro la scrivania, l'Uomo Ragno (per l'occasione in un costume full-black dal design veramente azzeccato, che vedete pure in copertina) con una pistola in mano che dice agli agenti che hanno appena fatto irruzione "Non è come sembra!" e salta via dalla finestra scansando proiettili. Finita sta paginetta via di flashback (nemmeno tanto flashback visto che dura due numeri e mezzo... diciamo allora che finisce il flash-forward asd) e via a presentare il contesto e i personaggi principali: New York è in mano a Norman Osborn, detto il Goblin, boss della mala che tiene in pugno la città con l'aiuto dei suoi scagnozzi Kraven, addestratore di bestie, e l'Avvoltoio, un freak cannibale che è stato chiuso per anni in una gabbia di un circo.
Dall'altro lato della barricata c'è May Parker, agitatrice sociale che fa di tutto per muovere le coscienze del popolo, e suo nipote Peter.
Nel mezzo, Ben Urich, il reporter del Daily Bugle. L'uomo che se solo volesse potrebbe cambiare tutto, ma forse ha troppo da perdere. O non vuole perdere quel poco che ha.
Il difetto maggiore che ritrovo in opere del genere è quello di non riuscire a spingere a fondo sulla reinterpretazione, di solito i personaggi in queste storie fanno esattamente le stesse cose che farebbero nell'universo classico. Si, insomma, cambia il contorno ma la portata è sempre quella. In questo caso invece Hine è stato bravo a tenere alcuni tratti distintivi dei personaggi ma poi a trascurarne altri che con il contesto non si sarebbero sposati bene. esempio? l'uomo ragno non fa una battuta per tutto il fumetto. Peter Parker è solito intrattenere i suoi nemici, tra un cazzotto e l'altro, con qualche battuta e qualche sfottò. qui niente, giustamente, ed il ritratto di eroe tragico spinto da rimorso e vendetta tratteggiato da David Hine è perfetto così. In generale lo scrittore ha fatto un ottimo lavoro con tutti i personaggi, soprattutto con Ben Urich, che già di suo è un personaggio molto da noir ma che qua è gestito davvero bene, con i suoi punti di forza e le sue debolezze, e con l'Avvoltoio.
Si, l'Avvoltoio, the Vulture.
Ce lo avete presente, no? uno dei nemici più ridicoli della vasta gamma di nemici ridicoli dell'uomo ragno, un vecchio di 70 anni che nel marvel universe classico va in giro in tutina verde con ali annesse a rompere il cazzo per i cieli di New York.
Qua diventa una specie di Max Schreck, segnato nel corpo ma soprattutto nella mente, terribile.
Se sei capace di trasformare l'Avvoltoio in un personaggio interessate vuol dire che il tuo lavoro lo sai fare.
La storia fila via bella ritmata e pure interessante, ricca dei classici cliché da Noir (il bar clandestino, l'informatore, ecc ecc) con qualche colpo di coda che non ti aspetti fino al finale. Forse la parte più debole di tutto, si fossero spinti un pochino oltre sarebbe stata una storia perfetta. tutto sommato comunque non c'è male.
I disegni di Di Giandomenico sono molto ma molto buoni, impeccabili, l'unica riserva sulla parte grafica ce l'ho sul colore, un po' tutto troppo rosso per i miei gusti. - rosso + blu avrebbe reso il tutto... più Noir asd
In sostanza, davvero una bella sorpresa questo Spider-Man Noir. Non me l'aspettavo, di solito ste "ricollocazioni temporali" mi scocciano e mi fanno spesso pure un po' incazzare, ma questo fumetto m'ha preso dall'inizio alla fine e non son riuscito a staccarmi dal monitor prima di averlo finito. Se solo in quel finale Peter...
A sto punto non vedo l'ora di avere tra le mani l'ultimo numero di X-Men Noir per spararmi pure quello.
Nessun commento:
Posta un commento