Vocabolo usato dai Romani per designare in un primo momento speciali divinità non molto dissimili da quelle infernali (e che si credeva avessero per madre una dea alquanto vaga chiamata Mània), poi le anime dei defunti - vaganti sulla terra senza riuscire a trovare un po' di requie -, infine gli spiriti placati dagli antenati, che proteggevano i vivi dai pericoli della natura e dalle insidie dei geni malèfici. I Mani erano venerati con culto personale e familiare: il nono giorno dopo la morte, si offrivano ai defunti libagioni di acqua, vino e latte; quindi dal 18 al 21 Febbraio si propiziavano pubblicamente le loro anime, con feste pubbliche denominate Parentàlie. I Mani degli uomoni buoni eran detti Lari, quelli degli uomini malvagi Larve e talvolta Lèmuri.
la parola mani si usa raramente per designare l'anima di un defunto immaginandola come aleggiante sulla terra: (i mani di Garibaldi)
bellissime le immagini.
RispondiEliminama dove ne trovo un po' per il desktop?
sbagliato post?
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