giovedì 19 marzo 2009

A song for ice and fire (George R R Martin)



Il fantasy è un genere che soffre per penuria di scrittori veri, e in compenso abbonda in fan che si improvvisano tali e producono paccottiglia che gli editori sono ben lieti di pubblicare, perchè i tredicenni, ma anche i lettori più grandi nostalgici dei magici pomeriggi passati a giocare a D&D, li comprano.
Poi mi è capitata tra le mani questa saga, e ho scoperto che almeno uno scrittore vero c'è ancora: Babbo Nat... ehm... George Martin!

Cosa c'è di tanto interessante in questa saga?
Per cominciare, i personaggi: una varietà e una ricchezza che nessun'altra saga ha mai visto: una quindicina di personaggi principali (dei quali conosciamo il punto di vista), una cinquantina di personaggi secondari (importanti nella vicenda, ma di cui osserviamo il comportamento dall'esterno), più innumerevoli comparse, che tuttavia hanno tutte una loro caratterizzazione di massima, che li rende distinguibili facimente gli uni dagli altri.
Onestamente trovo più spessore in alcuni personaggi di questa saga che pure compaiono solo in alcuni capitoli, che non in eroi cui sono intestate intere saghe, tutti uguali e stereotipati.
Il più particolare, e amato dai fan, è Tyrion Lannister, nano (nel senso di malato di nanismo) in una famiglia di nobili e orgogliosi guerrieri, che trova comunque il suo modo di farsi valere nel mondo grazie a un'astuzia senza limiti, che assieme al suo peculiare senso dell'umorismo, sarcastico e pungente, lo rendono un personaggio indimenticabile, nonostante militi dalla parte avversa rispetto a quelli che potrebbero essere definiti gli eroi della saga.
Ma anche andando a cercare fra i personaggi secondari, troviamo ottimi personaggi: dal geniale eunuco Varys, maestro degli intrighi di corte, al principe Oberyn Martell, colto e raffinato ma al tempo stesso sanguinario e vendicativo, incontriamo personaggi davvero speciali... persino quelli morti prima del'inizio della saga lasciano la loro ombra sulla vicenda.
Un'altro punto di forza della saga è l'ambientazione (molto ricca e dettagliata, con una minuziosa geografia e una storia densa di eventi): viene abbandonato il solito medioevo fiabesco con elfi e fate, in favore di un'ambientazione sempre medioevaleggiante, ma ben più realistica, fortemente ispirata dalla stessa storia europea.
Per esempio: non esistono mercati dove i maghi possano comprare guano di pipistrello per lanciare palle di fuoco a destra e a manca, la magia è un qualcosa di misterioso e sottile, ormai dimenticato, che lentamente si sta risvegliando. L'unica razza presente è quella umana, a parte alcune leggende ormai dimenticate che parlano di folletti del bosco e demoni di ghiaccio, e le osse di drago che ancora testimoniano l'esistenza passata di queste creature. Non esistono guerrieri invincibili, capaci di tenere testa da soli ad intere armate: un valido cavaliere può tranquillamente morire in qualsiasi momento, se non ha i riflessi abbastanza rapidi.
E le ferite non sono mai ferite di striscio, guaribili in mezzo capitolo: mutilazioni, cancrene, la guerra è mostrata in tutto il suo orrore.
Molto interessante l'idea di un mondo in cui le stagioni durano anni in maniera imprevedibile, per cui affrontare l'inverno è un vero problema.
La moralità dei personggi non è manichea come al solito: i "buoni" hanno scheletri negli armadi, i "cattivi" sono mossi da motivazioni valide quanto quelle di chiunque altro, e non solo dalla foglia ti tifentare patrone ti monto. Ma spesso è difficile distinguere gli uni dagli altri, visto che dal giusto punto di vista chiunque (o quasi: con il feroce Gregor Clegane non ci è ancora riuscito nessuno) è giustificato nelle sue azioni.
E da qui veniamo alla terza peculiarietà della saga: la struttura alla "Rashomon" della saga. Ogni capitolo è dedicato a uno dei personaggi principali della saga, e la narrazione avvene dal suo punto di vista. Per cui capita spesso che uno stesso evento, visto da punti di vista diversi, venga giudicato da lettore in maniera diversa.
All'inizio il punto di vista è quello prevalentemente quello degli Stark, la famiglia di valorosi e onesti al centro delle vicende della saga, il cui capofamiglia è Lord Eddard Stark, che, nonostante appartenga all'ipersaccheggiato gruppo dei personaggi "puri" riesce a trovare la sua originalità nel modo al tempo stesso coerente (con se stesso e con l'epoca in cui vive) e realistico con cui è costretto a trovare il giusto compromesso fra i suoi valori e la realtà che lo circonda.
Nonostante il lettore finisca, come sempre, per simpatizzare per i buoni, tuttavia, col procedere della vicenda, verranno esplorati anche punti di vista antitetici a quello di Lord Eddard, che ci faranno conoscere meglio la realtà dei 7 regni, spesso finendo per simpatizzare con personaggi all'inizio insospettabili.
Per finire, la caratteristica che ha reso questa saga il capolavoro che è: la trama.
Una trama molto intricata, che unisce più vicende, apparentemente separate fra loro, e le unisce come fili in un grandioso arazzo, variegato (visto che le varie trame appartengono a generi molto diversi: dall'avventura pura, agli intrighi politici, alle battaglie, passando per il fantasy vero e proprio) e ricco di colpi di scena, alcuni davvero sconvolgenti.



La vicenda inizia nel culmine dell'estate, quindici anni dopo che Robert Baratheon ha strappato il trono dei 7 regni al folle re Aerys Targaryen, il potere del regno è saldo nelle sue mani e sembra che tutto vada bene.
Come già detto, la storia apre sulle vicende della famiglia del leale (e amico fraterno di Re Robert) Eddard Stark, Lord del regno del Nord, che viene convocato a corte per assumere la carica di Primo Cavaliere del Re, in seguito alla dipartita del vecchio Jon Arryn, patrigno di entrambi Robert ed Eddard, quando erano giovani.
Eddard non è interessato al potere, e detesta i mille intrighi di corte, per cui è riluttante ad obbedire alla convocazione, sente che il Nord è il suo posto.
Ma quando scopre che fra quegli intrighi c'è una seria minaccia per Robert, che ha causato anche la morte di Jon, obbedendo al suo senso del dovere decide di partire per scoprire la verità, dovendo confrontarsi con la regina Cersei Lannister, e con la sua famiglia, avida e assetata di potere, con il maestro delle spie Varys, con l'ambiguo Lord Ditocorto.
Anche i suoi figli correranno molti pericoli, protetti solo dai loro metalupi addestrati, che forse sono stati mandati loro dagli antichi dei del Nord: Robb, il maggiore, dovrà imparare a essere un lord all'altezza di suo padre, Sansa e Arya, accompagnando loro padre, dovranno avere a che fare con la società di corte e con le sue falsità, reagendo in maniera ben diversa. Il minore, Rickon, è ancora troppo piccolo per avere realmente parte nelle vicende che lo circondano, ma ne subirà le conseguenze, anche se non quanto il figlio di mezzo Bran, che dovrà sostenere i fardelli maggiori.
E infine, c'è il figlio bastardo di Lord Eddard, Jon Snow, ignaro del suo vero retaggio, che si arruolerà nella confraternita dei Guardiani della Notte, una delle migliori invenzioni della saga, una confraternita nata secoli prima dai migliori guerrieri del regno per difenderlo dalle minacce del nord, ma che col tempo ha finito per diventare un ritrovo della sua peggior feccia, di orfani, bastardi, e criminali arruolati per scampare alla forca, fra cui, nonostante tutto il povero Jon, allevato da nobile come suo fratello Robb, dovrà imparare a convivere, preparandosi al momento in cui i 7 regni avranno bisogno di questa scalcinata compagnia per la propria sopravvivenza, perchè l'inverno sta arrivando...

E questi sono solo i primi fra i fili dell'arazzo cui accennavo poco fa, velocemente la trama si complica ulteriormente grazie all'inserimento di altri pezzi sulla scacchiera del gioco del trono, dagli eredi di Aerys, Viserys e Danerys Targaryen, ai fratelli del re, agli intrighi delle altre famiglie che man mano tenteranno di inserirsi nel gioco.


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