martedì 17 marzo 2009

Watchmen (Alan Moore & David Gibbons 1986)



Esistono due tipi di fumetto: quelli non influenzati da Watchmen, usciti prima, e quelli influenzati da Watchmen, usciti dopo.

Basti questa frase per darvi idea di quanto questo capolavoro, che sta al fumetto come la divina commedia sta alla poesia, abbia determinato la storia del fumetto, e quanto sia imprescindibile, anche per chi i fumetti non li legge.
Visto il lancio pubblicitario del film (di cui pure ho intenzione di parlare), è inutile aggiungere ancora qualcosa per invogliare qualcuno a leggere questo capolavoro, impossibile dire qualcosa che non sia già stato detto.
Ma io voglio farlo lo stesso, perchè glielo devo a quel geniaccio di Alan Moore, autore anche di V per Vendetta, From Hell, creatore del personaggio di John Constantine, e di tante altre belle cose che forse conoscerete per via delle trasposizioni più o meno riuscite per il grande schermo.


Da dove cominciare il discorso, visto che le cose da dire sono parecchie?

Cominciamo, piuttosto banalmente, dalla trama. Il setting è un'america alternativa del 1985, in cui nel dopoguerra si è diffusa la bizzarra moda dei superoi, vigilanti in costume, che, senza nessun (o quasi: c'è un'eccezione) superpotere cercano, per senso di giustizia o dell'avventura, di fronteggiare il crimine. In seguito (nel '77) il governo ha vietato i vigilantes, per cui i protagonisti della vicenda sono supereroi in pensione, o agenti governativi, o illegali. La presenza dei supereroi ha avuto un profondo impatto sulla società statunitense, ben diversa da quella che noi conosciamo: Woodward e Bernstein sono stati assassinati prima che facessero scoppiare lo scandalo Watergate, Nixon è stato rieletto più volte, gli USA hanno vinto la guerra in Vietnam, e la guerra fredda è a un passo dall'incubo nucleare.
In questo scenario, l'incipit è costituito dall'omicidio del Comico (uno dei più giovani della prima generazione di supereroi, o dei più vecchi della seconda), supereroe governativo in pensione. Questa morte convince il vigilante illegale Rorsach che c'è una cospirazione per uccidere i supereroi, che va ad avvertire i suoi vecchi compagni di avventure: Nite Owl, Ozymandias, Silk Spectre, dr. Manhattan, che in effetti inizieranno a essere minacciati, secondo una progressione che diventa sempre più implacabile man mano che l'incubo dell'apocalisse nucleare si fa più concreto. Accanto alla trama principale ce ne sono varie altre, apparentemente scollegate: la sparizione del geniale fumettista Max Shea; le vicende narrate nel suo fumetto più famoso, "I racconti del vascello nero"; la pubblicazione del libro di memorie di uno dei più primi eroi, il primo Nite Owl (cui il secondo, già nominato, si ispira), a svelare i retroscena dietro alle due generazioni di supereroi, le vicissitudini di vari cittadini che abitano nel cuore osuro e violento di New York, coinvolti in un modo o nell'altro nelle vicende dei vari vigilantes.

E continuiamo presentando in maniera più approfondita i personaggi, che davvero meritano, dal momento che ognuno di loro, oltre a svolgere il suo ruolo nella storia gialla/avventurosa al centro dell'opera, ha anche una precisa funzione all'interno dell'allegoria che questa contiene.
I watchmen, infatti, sono una rappresentazione dei possibili atteggiamenti dell'umanità nei confronti del potere (politico, ma non solo: si sale molto più su...), della responsabilità individuale, della paura, dell'etica, e di qualche altro grande tema di cui io forse mi sono scordato, ma Alan Moore sicuramente no.
Il prototipo è Dan Dreiberg/Nite Owl II (si noti la doppia iniziale!), il più umano e normale dei protagonisti, una sorta di Batman iper accessoriato e teconologico, ritiratosi nel '77 senza divulgare la propria identità, espressione dell'impotenza con cui l'umanità assiste alla propria corsa all'autodistruzione, cercherà riscatto nel ritornare ad indossare il suo vecchio costume.
Se Dan è il più impotente, all'altro estremo della classifica c'è il dottor Manhattan, brillante scienziato trasformatosi in creatura semidivina (o anche senza il "semi") in seguito al più classico degli incidenti atomici, unico vero supereroe fra tanti vigilanti mascherati.
Questo evento è quello che più di tutti ha modificato la Storia: la sua semplice esistenza ha sbilanciato gli equilibri della guerra fredda, portando gli USA a una supremazia che però rischia enormi contraccolpi per entrambi i contendenti. L'inumanità di Manhattan non si esplica solo negli aspetti più ovvi, ma anche nel fatto che è in grado di vedere contemporaneamente tutto il flusso del tempo, e l'intera struttura della materia fino a livello atomico, per cui gli diventa sempre più difficile conservare una prospettiva umana sulla vita, l'universo e tutto il resto, fino a ritrovarsi al di sopra di qualunque morale ed etica.
Compagna di Manhattan, e suo ultimo legame con l'umanità dello scienziato Jon Osterman, è la seconda Silk Spectre (Laurie Juspeczyc), figlia d'arte della prima, che ha riversato su di lei molte delle sue aspettative. Anche lei, come Dan, conserva i sentimenti più umani, forse più disillusa e amareggiata, ma ancora legata a un concetto di normalità che diventa sempre più alieno alla maggior parte dei suoi colleghi.
Fra questi, quello più 'schizzato' di tutti è proprio Rorschach, paranoico ed inquieto, e che proprio per questo sarà il primo ad individuare (a torto o ragione?) il complotto ai danni degli ex vigilantes. Rorschach è uno che ha visto il peggio della società umana, e per reazione, ha scelto l'unica possibile soluzione che gli consentisse di non rinunciare ai suoi saldi principi etici: un lucido autismo che, pur preservando la sua brillante intelligenza, gli nega l'accesso alla comprensione di qualsiasi possibile sfumatura: divide il mondo in bene e male, senza mezze misure protegge il primo, e soprattutto punisce con violenza fascista il secondo. "Nessun compromesso, neppure al cospetto dell'apocalisse" sarà il suo motto, e lo porterà avanti fno alle estreme conseguenze.
La stessa comprensione del mondo è alla base della formazione del Comico, che seppur morto ad inizio vicenda, continua ad esserne motore propulsivo, tramite l'influenza sugli altri personaggi. Edward Blake si è trovato, dicevo, di fronte allo stesso dilemma di Rorschach, e ha preso la decisione opposta: fregarsene dell'etica, e diventare servo del potere: sarà lui a chiudere il caso Watergate per Nixon, e con ogni probabilità a uccidere lo stesso Kennedy. Nonostante questo, con la sua funzione di comico, satireggiando la realtà dalla sua prospettiva distorta, riuscirà a farla comprendere a chi realmente ha intenzione di modificarla in meglio, l'uomo più intelligente della terra, Adrian Veidt (in arte Ozymandias).
Questi è un ex avventuriero ritiratosi prima del '77 per diventare importante imprenditore, per cercare di influenzare la società non più a suon di cazzotti ai criminali, ma con una più concreta azione politico/economica. Sarà lui ad affrontare le decisioni etiche più complicate, di cui anche gli altri dovranno pagare il conto, il che lo porterà ad essere il personaggio più tormentato e ambiguo del gruppo.
Gli altri personaggi li lascio scoprire a voi, oltre agli altri eroi (oltre a quelli già detti rimangono soprattutto i superstiti della prima generazione, ormai anziani), rimangono parecchi normali cittadini, espressione dei sentimenti di paura e sgomento che opprimono la nazione, e che portano i protagonisti all'azione. Insomma, una specie di moderno coro tragico greco, ma le loro vicende sono anche compiute in sè.



A questo punto, direi che è ora di ricordare al lettore distratto che sto parlando di un fumetto, non di un romanzo, e che al lavoro di Alan Moore è associato anche quello del disegnatore Dave Gibbons. All'inizio i disegni lasciano molto perplessi... per quanto (almeno per chi ha letto il presente post) si sappia, avvicinandosi a Watchmen, che è un'opera ben più impegnativa e intellettuale rispetto a una normale opera di supereroi (è infatti non lo è: è un'opera sui supereroi), al primo approccio non si può non avere aspettative di eroi superfighi, tutine ultraluccicanti e raggi ottici.
Invece Nite Owl ha un'aria flaccida, Rorschach sembra un barbone (e in effetti lo è), e l'uomo più potente del pianeta ha un'aspetto semplicemente ridicolo (e infatti viene apostrofato più volte 'finocchione blu').
Superato il disappunto, quando si entra realmente nel'ordine d'idee necessario a gustare quest'opera, si vede che ogni elemento è disegnato esattamente come dev'essere. Davvero si ha l'impressione che sceneggiatore e disegnatore siano la stessa persona, tale è l'affiatamento fra i due. Un affiatamento che sfrutta al meglio il mezzo fumetto, che non è semplicemente uno dei mezzi possibili per raccontare una storia, ma diventa esso stesso parte integrante della storia che viene raccontata... il che ha portato ai molti dubbi sulla possibilità di ottenere una buona trasposizione per il cinema, tali da far tremare i polsi a registi del calibro di Terry Gilliam, dubbi poi fugati dal lavoro di Zack Snyder, a patto di accontentarsi dei limiti intriseci che una tale trasposizione deve porsi.
Qualche esempio? Il montaggio alternato fra le vignette che rende possibile l'esplicitazione della percezione temporale del dottor Manhattan. I giochi di simmetria nele gabbie dei capitoli. Il parallelo fra l'evoluzione alternativa della grande Storia con quella, parimenti e consequenzialmente alternativa della storia del fumetto, presentata in uno degli inserti testuali dell'opera. E su tutti, il prodotto fumettistico più blasonato della storia del fumetto nel mondo di Watchmen: "I racconti del Vascello nero". Un fumetto all'interno del fumetto, che finisce per farne parte ed essere causa determinante e al tempo stesso metafora degli eventi principali dell'opera. E che potrebbe essere un capolavoro anche se considerato da solo, rimosso dalla cornice in cui si trova.

Per concludere: questa è un'opera complessa e curata, con molti livelli di lettura, con molti sottotesti, spesso nascosti, che possono essere rintracciati solo a una seconda (o terza, o quarta, o millesima) lettura, a volte perchè bisogna leggerli alla luce delle rivelazioni finali, a volte perchè, seppur mai ambigui, li si perde fra i tanti riferimenti immediatamente visibili, a volte è necessaria una maggior cultura o maturità, che solo il passare del tempo può garantirci. Perdipiù ciò avviene sia a livello testuale che grafico.
Ma è assolutamete godibile e avvincente anche al primo livello di lettura.

Che altro posso dirvi, se non "Accattativillo?"

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